II parte – Rinascita cinquant’anni dopo…ancora un sogno? di Vanni Pala

Sono consapevole di non essere l’unico sardo ad avere coscienza e sensibilità sarda fuori da ogni ideologia o schema precostituito di sardismo (termine oltremodo abusato, senza averne titolo, da tutti i nostri politici).
Volutamente definisco sardità un sentimento forte che vuol dire amore, attaccamento ai valori della nostra civiltà, vuol dire passione, fierezza, vuol dire rispetto verso questa terra troppo spesso violentata e verso la sua gente troppo spesso offesa.
Offese che ogni giorno si ripropongono, sempre le stesse e sempre diverse. Prevaricazioni, imposizioni, diktat che quotidianamente interferiscono sul sistema di vita di noi sardi, sul nostro diritto alla autodeterminazione e che piovono da ogni parte, dall’esterno in maniera arbitraria e dall’interno con una classe politica costretta a subire decisioni, sempre dal di fuori imposte!
Fatta questa premessa, che poi è l’oggetto del mio disappunto diventato ora ribellione, voglio, oggi, far sentire il mio dissenso per i soprusi perpetrati verso i sardi e la Sardegna, da tutti, da sempre.
Mi si dirà, come troppe volte ci è stato detto, che queste considerazioni sono tipiche del nostro vittimismo, del nostro fatalismo, delle nostre manie persecutorie.
Troppe volte abbiamo taciuto io ed i miei conterranei perbene, sempre silenziosi ma mai defilati, dignitosi e mai irriguardosi, e forse per questo mai ascoltati e rispettati, lasciando che si equivocasse, falsamente, la nostra silente sopportazione col servilismo e la sottomissione.
Non è così e non è mai stato così, nel nostro animo di popolo libero e fiero.
Nei fatti, purtroppo è avvenuto ed avviene il contrario! I fatti ci riportano che ogni tempo ha visto i soliti ”Giuda”, servili e sottomessi al potere per un mero tornaconto personale, accettare ogni imposizione dall’esterno che permettesse di dominarci e toglierci ogni possibilità di determinare noi e solo noi il nostro destino.
Contro questa sudditanza che condiziona, da sempre, la nostra esistenza e contro quelle complicità interne che questo condizionamento hanno supportato, io oggi mi ribello, con la forza, che deve essere propria di ogni uomo onesto, padrone di saper dire no anche quando ciò comporta sofferenza. Ne va della nostra dignità e del nostro onore.
Mi ribello contro chi ha deciso per la Sardegna lo status di pattumiera dell’Italia;
mi ribello contro coloro i quali ritengono che in Sardegna tutto sia possibile perché contro il loro irriguardoso procedere non vi si frappone alcun ostacolo;
mi ribello di fronte allo stazionare, nell’isola più bella del mondo, di lugubri ed offensive macchine da guerra di ogni bandiera che offendono tutti i sardi che credono che il turismo”buono” e non le servitù militari siano la chiave del loro sviluppo;
mi ribello contro la Flotta Sarda che conferma quanto poco contiamo per lo stato italiano;
mi ribello contro l’individuazione dei siti nucleari e peggio ancora del ricovero delle scorie adducendo l’antisismicità della terra sarda come alibi per imporci le scelte dello stato;
mi ribello altrettanto contro i tentativi riusciti e in essere per allocare in terra e in mare assurde centrali eoliche mai indigene e sempre senza mai interpellare noi altri;
mi ribello contro le “cattedrali nel deserto”, spettrali ruderi dell’effimera e illusoria industria chimica;
mi ribello contro il G8 alla Maddalena, mancato, dietro il quale abbiamo visto quali traffici si nascondevano!;
mi ribello contro la presenza imposta, nei corridoi del palazzo regionale, dei supervisori dei partiti nazionali per dirigere, imporre e determinare le scelte politiche che per noi sono state decise e che non vanno incontro ai nostri interessi, col tacito consenso dei nostri politici, sottomessi e servili, incapaci di nessuna ribellione;
mi ribello contro folle disordinate di turisti invasori e maleducati che a fronte di un soggiorno ritenuto esoso ci lasciano, per ritorsione, montagne di spazzatura disseminata su tutto il territorio che spesso devastano anche col fuoco;
mi ribello contro i cacciatori avidi, contro i pescatori, avidi anch’essi, contro i cercatori di funghi, contro i raccoglitori di mirto, che, in spregio al vivere civile, adottano in Sardegna comportamenti barbari non certo tollerati nelle loro terre, definibili vere e proprie razzie;
mi ribello contro noi stessi, me compreso, che abbiamo permesso, inopinatamente, che tutto ciò potesse succedere sino al punto di farci sentire ospiti a casa nostra.
Si, perché qui in Sardegna tutto è concesso a tutti, salvo che a noi isolani, perché chi invade adopera la forza dirompente del danaro e del potere, contro la quale è difficile opporre resistenza, soprattutto se si è poveri e docili come noi.
Così come è avvenuto nei secoli, e la storia lo dimostra, ecco che la stessa si ripete.
Fenici, Spagnoli, Savoiardi invasori, hanno occupato le coste spingendo i sardi, in fuga, all’interno, costringendoli ad una vita grama e misera.
Oggi, con sistemi”democratici” che godono di complicità interne, avviene lo stesso, con in più la prospettiva futura di essere cacciati anche dall’interno(vedi gli stazzi di Gallura in gran parte già passati in mani svizzere e tedesche).
Tutte le zone rivierasche dell’isola ci sono state sottratte per poche lire e su quei lidi sono allocate le residenze più belle del mondo che, amaramente, non appartengono a noi.
Nei porti turistici, creati con danaro pubblico, sono all’ormeggio panfili miliardari che non battono bandiera sarda.
Noi ci prendiamo cura delle residenze e dei panfili, quali servitori, ed osserviamo, lavorando, i nostri padroni divertirsi( il film”pane e cioccolata” docet).
A loro è riservato il privilegio di costruire fortezze sulla battigia, contro ogni legge urbanistica regionale vigente, a noi è impedito anche un solo monolocale su mille metri di sudatissimo terreno a un chilometro dal mare, ovvero ai sardi nessuna cubatura per riservarla ai signori del continente che, privilegiandoci della loro presenza pretendono favori ed attenzioni!!
Faccio un esempio per meglio capire:
come può un sardo pagare un ettaro di terreno agricolo in prossimità del mare, al momento inedificabile!!!, con richieste che vanno dai duecento ai duecentocinquanta mila euro? Resta, purtroppo, un sogno per noi e invece un ricco affare per chi abituato a ben altri prezzi in un continente ormai privo di spazi, congestionato e che non offre più aree edificabili interessanti e di certo non così appetibili come le nostre. I sardi hanno sempre pagato i terreni per il loro valore intrinseco, la loro fertilità, giustamente considerata primaria per un’economia prevalentemente agro-pastorale quale è la nostra. Oggi i parametri sono solo speculativi per cui noi siamo tagliati fuori dagli ingenti capitali che affluiscono nell’isola dal di fuori. Gli stessi proprietari sono, maldestramente, attratti da questa effimera ricchezza e preferiscono privilegiare il forestiero a scapito degli stessi sardi.
Come è evidente non sappiamo riconoscere il tesoro che abbiamo per le mani e men che meno difendere il nostro territorio che è la nostra vera ricchezza. L’errore si ripete, per poche briciole vendiamo l’anima al diavolo!
Ma è altrettanto vero che a noi i Brotzu, i Nieddu, i Pilloni, stranamente, non sono mai piaciuti, preferiamo i Moratti, i Berlusconi, i De Benedetti. Sfogliate la guida telefonica e vedete quanti e quali sono i cognomi sardi riportati nelle più celebrate località turistiche!
Nell’Arcipelago della Maddalena i signori continentali, sempre riveriti ed ossequiati perché carichi di danaro, sbarcano con le loro”barche” sulla “spiaggia Rosa” o a Santa Maria in dispregio delle regole che ne impediscono anche l’accosto. Non hanno certo paura delle multe che l’infrazione comporta compiacendosi, anzi, di godere dell’esclusività di un paradiso così a buon mercato! Una considerazione: abbiamo un parco, anche quello impostoci, che ci esclude. Ed allora, a che pro è sorto?
Per l’immaginario italico, ma non solo, è prevenuta convinzione che noi siamo, per il paese, una palla al piede, che costiamo e basta, in pensioni, in sussidi di disoccupazione,in assistenza sia essa sociale che medica, che non contribuiamo alla crescita della nazione poiché i nostri parametri sono ritenuti del tutto insignificanti, perché siamo terra di disoccupazione e concorriamo al PIL nazionale con percentuali ritenute ridicole!.
In verità succede che in Sardegna ritorni dallo stato italiano appena il 50% di quanto esso sottrae ai sardi!!(AD OGGI MANCANO ANCORA 4MILIARDI DI EURO!!!!!!!).
Ma lo stesso immaginario non ha mai considerato le nostre ataviche sofferenze: i trasporti, la viabilità, le infrastrutture, la sanità, l’energia, il credito. Siamo sempre e solo un’isola, buona, oggi, per le vacanze e per ottime speculazioni immobiliari, ieri terra di confino, di supercarceri e di servitù militari!. Cari amici, questo quadro ha un titolo solo: colonizzazione.
E allora: siamo sempre e comunque buoni da colonizzare e quindi da sfruttare oppure siamo quella “patata bollente” che, forse, sarebbe meglio che lo stato mollasse? Magari, dico io! Ma di fatto mantenerci così costa, davvero, molto poco, anzi!
Se, utopisticamente, ciò potesse succedere, spetterebbe a noi dimostrare, senza alcuna paura ma con consapevolezza e compiacimento che la Sardegna è un vero scrigno, un territorio vastissimo e ricco che, se ben gestito, garantirebbe a tutti noi quel benessere che andiamo cercando da sempre e che ci spetta di diritto senza dover ricorrere a violentare il territorio, anzi rispettarlo valorizzandolo. Soprattutto, senza più alcuna umiliante forma di assistenzialismo.
Dovremmo essere invidiati e presi come esempio di una rinascita fortemente voluta e finalmente realizzata.
E allora mi domando: tutto ciò è vittimismo? È mania di persecuzione? O non è forse quello che pensiamo tutti? Lo chiedo ai miei corregionali e a chi avrà la compiacenza di leggermi e lo dico a me stesso per indurci ad essere più realisti e consapevoli della dimensione esatta del problema per meglio impegnarci a trovarne e fortemente volerne la soluzione.
Esorto i nostri politici a sposare la causa dei sardi e della Sardegna, a Roma come a Cagliari, in un fronte comune che, in qualche occasione, prescinda dai partiti, ma legati da un unico sentimento che dovrebbe accomunare tutti: la sardità.
Non posso auspicare, altrettanto, per Bruxelles perché in quel Parlamento noi sardi non siamo rappresentati!! Eh sì, abbiamo dovuto subire anche questo sopruso! E’ stantia lamentela anche questo fatto oppure lo definiamo intollerabile sopraffazione e discriminazione verso il popolo sardo?
Di fatto, politicamente, per l’Europa, la Sardegna non esiste. Ma che vogliamo, spesso, è dimenticata dall’Italia, anche geograficamente!
Per finire mi domando:
Siamo mai stati Regione Autonoma? Caliamoci sopra un velo pietoso!
So bene di quale autonomia godano Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige, Friuli V.G. e anche Sicilia, non per niente sono fra le regioni più ricche ma, soprattutto, più rispettate d’Italia. Le prime due regioni esprimono, efficacemente, due partiti autonomisti che raccolgono oltre la metà dei voti di quelle popolazioni!
Non mi è difficile ricordare che per la difesa della loro identità, cultura, lingua e economia questi popoli arrivarono, con impensabile determinazione, persino agli attentati, alle bombe, alla disobbedienza civile. Roma, intimidita aprì i cordoni della borsa!, Altrettanto è successo con la Lega. Dobbiamo comportarci anche noi allo stesso modo? Pare di si, di sicuro hanno fatto buon uso della loro specialità!!!
Ma, sono certo, noi saremmo additati come barbari, ribelli, incivili!!
I sardi non lo hanno mai fatto e di certo non è questo ciò che vogliamo. La storia ci ricorda che noi abbiamo sempre combattuto per l’unità nazionale e per dare dignità alla nostra patria con orgoglio e fierezza, lasciando sul campo di battaglia il fior fiore della nostra eroica gente.
Noi abbiamo creduto nelle istituzioni che abbiamo sempre rispettato e servito ma, oggi,pretendiamo, da esse, lo stesso rispetto e attenzione.
Voglio per ultimo denunciare che a noi non è permesso neppure manifestare pacificamente viste le continue aggressioni fisiche subite dai pastori sardi sia in terra italiana che in Sardegna, credo proprio da parte degli stessi nostri figli ordinati a reprimere con i manganelli il dissenso dei loro padri, onesti e miti lavoratori.
Ultimissima la notizia di oggi che ci esclude definitivamente dal tavolo di trattativa della cessione ai privati della ex Tirrenia, ennesima beffa per il Sig. Capellacci deriso in quel di Roma ma complice del sistema di governo che impersonato dal Sig. Matteoli, per l’ennesima volta, non considera la Sardegna neanche appendice dell’Italia!
Purtroppo il nostro atteggiamento trasmette rassegnazione e non rabbia. Ma è proprio rabbia quel che serve perchè se si è arrabbiati si ha ancora voglia di combattere per cambiare. Io spero tanto nei giovani che hanno tutti i diritti per essere incazzati. E allora ”forza paris”, si tutti insieme, con determinazione, nessuno escluso.
E’ ora che si presti attenzione alle nostre legittime aspirazioni e si venga considerati come ogni altra Regione di questo Paese. O forse pretendiamo troppo?.

 

ANALISI-PROPOSIZIONI
Naturalmente il “piagnisteo” non vuole essere tale, guai! La filippica deve avere una parte propositiva, diversamente sarebbe un lavoro monco, senza costrutto. E’ vero, mi è sembrato doveroso dilungarmi per ricordare, appunto, i tanti soprusi subìti non per essere commiserati, anzi, per farci capire che non dobbiamo aspettarci niente da nessuno, rimboccarci le maniche e fare da noi, con la sola forza del consenso elettorale da imporre in sede decisionale. Lo stato delle cose deve, finalmente, servirci da lezione. In che modo? Ecco le mie proposte per la rinascita:
Premessa: siamo una regione, è vero, poco abitata ma geograficamente vastissima. Non dobbiamo far correre i sardi su e giù per l’isola, dobbiamo, senza paura, offrire servizi validi e decentrati. Quindi scuole e ospedali diffusi, trasporti interni per gomma e per ferro-via capillari, puntuali e decenti, strade adeguate al ns. tempo(spesso basta rettificare), porti e aeroporti che servano il territorio in maniera organica. Impedire che vengano, impunemente, chiusi sportelli postali, banche, scuole, ospedali e uffici giudiziari per rispondere solo a un mero calcolo economico con l’intento di chiudere la regione fra le mura di poche città, lasciando alle spalle il deserto e creando un problema sociale di gravissime proporzioni. Quando la qualità dei servizi è elevata nessuno si rifiuta di pagare.
La politica deve fare quadrato, aldilà delle appartenenze, sposando il concetto di sardità per il bene della Sardegna. Possiamo essere sardi uniti e concordi, forti nelle ns. radici , amare la ns. terra così come fanno gli altoatesini, i valdostani, oggi i padani? Allora, se crediamo ciò sia possibile, cerchiamo di dimostrarlo elettoralmente e saremo, davvero, tanti”sardi”, allora, saremo di sicuro considerati e rispettati. Avere la percezione che ciò possa essere solo se saremmo noi a volerlo, senza aver paura di tempi, necessariamente, medio-lunghi consci che il”tutto e subito” non sia facilmente raggiungibile, salvo un colpo di mano, che non vogliamo. Praticare l’esercizio della politica con spirito di abnegazione, al servizio della comunità, con onestà, moralità e spiccato senso del dovere senza privilegi e interessi personali da curare. I costi della politica devono essere ridimensionati e non sono, in alcuna maniera praticabili più di due legislature. Non è tollerabile che appena due anni e mezzo da consigliere regionale debbano garantire una cospicua pensione!
Non ho mai creduto che la politica potesse essere una cosa sporca, al contrario ho sempre pensato dovesse avere un valore estremamente elevato. Il tempo e la pessima interpretazione datale dai ns. politici mi ha fatto dubitare che ciò potesse essere vero.
Crediamo che la lingua sia lo strumento primo che identifica e tiene unito un popolo, nel rispetto di tutte le varianti linguistiche che fanno della Sardegna una terra speciale. Rafforzare e propagandare l’uso della lingua con l’insegnamento nelle scuole e istituire il bilinguismo, anche negli uffici pubblici. Sostenere i più importanti concorsi e premi letterari in limba evitando un eccessivo frazionamento degli stessi. Stimolare l’uso proprio della lingua nel quotidiano attraverso slogans e spot pubblicitari.
Ribadiamo che dalla classe politica, in primo luogo, ma dalla società tutta pretendiamo: moralità, serietà, impegno, responsabilità, consapevolezza dei doveri e delle istanze e che questa regione reclama con forza. Chiediamo educazione e un comportamento nella quotidianità che dia la dimensione del vero senso civico di tutti noi(avere sacrosanto rispetto della cosa pubblica). Chiediamo l’abolizione di tutti gli sprechi e privilegi che offendono la comunità. Chiediamo di ottimizzare le risorse e la semplificazione delle procedure. Chiediamo, in assoluto, competenza nell’esercizio delle rispettive funzioni. Premiare il merito , abolire il baronato.
Ruoli chiari, figure snelle e responsabili, burocrazia zero.
Crediamo nello studio, nella cultura e nella professionalità, indispensabili per il raggiungimento dei risultati.
Crediamo che il lavoro, qualsiasi lavoro, si debba amare, che si debba essere creativi e si debba rischiare investendo, sia risorse che in formazione, che si debba essere veri lavoratori e non falsi invalidi, che vi debbano essere risorse sufficienti tali da garantire il lavoro per tutti, direi pretenderlo. Ognuno deve contribuire secondo le proprie possibilità, senza furbizie!
Individuare aree e poli di sviluppo e settori specifici sia dal punto di vista merceologico che geografico.

 

Sviluppo ed investimenti nelle ns. specificità:

 

Lavoro: Ricercare, programmare, attrarre e cogliere ogni opportunità, dare certezze di competenze e professionalità, privilegiare e imporre il soggetto locale creando una corsia preferenziale per i ns. cervelli ora in”disterru”, fornire manager, dirigenti, medici, giudici, insegnanti, consulenze professionali, imprese e maestranze.

 

Turismo e ambiente: rispetto e valorizzazione del territorio senza criminalizzare la presenza dell’uomo; tutelare il verde, eliminare gli incendi e gli incendiari, incrementare i parchi e tutelarli, riforestazione con endemismi(quercia da sughero), percorsi naturalistici,
piste ciclabili e utilizzo sia pubblico che privato di vetture elettriche nelle aree urbane e aree vaste, turismo montano nelle aree vocate con adeguate strutture inverno-estate, golf nelle aree periferiche e all’interno solo dove possibile e conveniente, e poi mare e nautica diffusa ovunque con alle spalle un supporto logistico di servizi e prodotti locali.
Promozione seria e attenta nelle migliori location internazionali del prodotto Sardegna.
Permettere l’allocazione in diversi punti mirati di case da gioco.

 

Agricoltura e pastorizia, sostenere e incentivare il comparto ovicaprino col miglioramento delle razze e dei prodotti favorendo la salubrità degli animali e il lavoro dell’uomo in aziende modello e meccanizzate, porre fine alla peste suina vietando il pascolo brado, affinare il marketing e la ricerca per la conquista di mercati profittevoli per i ns. prodotti di nicchia(vino, olio, prodotti lattiero-caseari, derivati da apicoltura, sughero, bacche e piante officinali, essenze, industria dolciaria,pane), penetrazione con i ns. prodotti nel mercato interno vs. le strutture ricettivo-alberghiere, case per anziani, asili, scuole e mense. Sostenere ed incentivare l’autoctono nei rispettivi poli di produzione(carciofo spinoso, grano duro, mandorle, agrumi, orticolo). Creazione di una manifestazione enogastronomica di rilevanza internazionale ubicata annualmente nelle diverse località isolane che rappresentano le ns. migliori eccellenze.

 

Commercio: Favorire, sostenere ed incentivare il piccolo commercio, ormai scomparso, frenare la grande distribuzione, creare, così come in Corsica, una catena food e non food di prodotti sardi denominata”Sa domo sarda”, consentire libertà assoluta di orario per tutti gli esercizi commerciali, in qualunque stagione e ovunque nel territorio.

 

Artigianato, sostenere gli artisti del ferro battuto, del coltello, del legno, del lapideo, della ceramica, dell’oro e favorire l’apprendistato.

 

Rilancio del settore granito: ripresa della produzione, trasformazione in loco dei manufatti e degli Inerti, ripristino delle aree d’estrazione. Marketing adeguato per aggredire i mercati e operatività del distretto(Indispensabile anche per il settore sughero).

 

Industria: legata alla tradizione(sughero, granito, lattiero caseario, dolciaria e conserviera), nuove tecnologie, telefonia, cantieristica nautica e non disperdere ma rafforzare quel poco che è rimasto nei poli anni 60.
Creazione in opportune aree(ex industriali da bonificare o di scarsissimo impatto ambientale) di campi fotovoltaici e/o eolici per la produzione e l’autosufficienza di energia verde. Valga lo stesso per lo smaltimento dei rifiuti urbani e la depurazione delle acque. Naturalmente sotto forma di consorzi fra comuni. L’attenzione circa la migliore soluzione di questi problemi deve essere rigorosa e definitiva.

 

Trasporti: Impegno serio perchè i trasporti interni ed esterni servano con dedizione l’utenza, una viabilità adeguata, mezzi pubblici puntuali ed efficienti e decorosi, collegamenti aerei e navali col continente in continuità territoriale alla”corsa” con mezzi sicuri e meglio se compartecipi aziende e personale sardo.

 

Scuole, università, ricerca: strutture sicure e moderne, ben attrezzate, informatizzate, con personale insegnante di elevata qualità(esperienza, corsi di aggiornamento) e personale ausiliario disponibile a curare pulizia e manutenzione degli stabili. Due poli universitari alla
avanguardia sfruttando le storiche eccellenze e sostenendo la ricerca, campus per gli studenti e contratti con privati per canoni d’affitto sostenibili, lo stesso valga per le mense. Anche in questo settore ma direi soprattutto, porre fine all’emigrazione verso altre sedi universitarie dei ns. migliori ragazzi.

 

Sanità: Diffusione nel territorio delle strutture ospedaliere, professionalità, attrezzature
d’avanguardia, poli d’eccellenza per una ricerca che annovera fra i sardi esimi studiosi e giovani preparatissimi. Tenere sotto osservazione la spesa farmaceutica!

 

Sport: Sostenere l’attività sportiva giovanile a tutti i livelli e investire in pubblicità sul marchio Sardegna la dove ritenuto, davvero, conveniente(Cagliari calcio e Dinamo Basket),
Sostenere l’attività ippica, la ricerca, l’allevamento e il miglioramento degli stessi riferito soprattutto alla razza arabo-sardo, perchè la ns. storia e la ns. eccellenza nel mondo. Creare una seria scuola di livello internazionale per la monta dei fantini e rafforzare Foresta Burgos e Tanca Regia per la ricerca ed il miglioramento delle razze equine.
Concentrare l’attività agonistica a livello nazionale ed internazionale nell’ippodromo di Chilivani rendendolo pari, nelle strutture, ai migliori ippodromi nazionali ed internazionali,
ospitando lì le più importanti gare al mondo di galoppo per la razza arabo sarda.

 

Credito: Pretendere che la speculazione cessi e si elargisca anche in Sardegna il credito a tassi nazionali. Si garantisca che gli impegni concordati vengano mantenuti, che si reinvesta in Sardegna e che le aziende operino con una certa tranquillità e che a scadenza riescano ad onorare i propri impegni senza essere costretti a gesti estremi.
Favorire la crescita e lo sviluppo di istituti di credito sardi, diffusi nel territorio, a livello di casse rurali e cooperative per accompagnare in loco la crescita delle piccole aziende artigianali e familiari, coinvolgendo in questa operazione le popolazione indigene.

 

Fisco: un fisco equo ed amico riscuota senza violenza a tassi sopportabili e s’impegni a far rientrare, con la stessa solerzia con la quale esige, quanto di spettanza per far muovere la macchina della governabilità(questo è ciò che succede ovunque salvo che in Sardegna). Se questo sistema dovesse funzionare e se a tutti dovesse essere applicata un’aliquota corretta, tutti pagherebbero e l’evasione non sarebbe così imperante. Per incentivare la fedeltà sarebbe opportuno che si potessero detrarre dall’imponibile le ricevute che giustificano spese sui servizi, la casa e la sanità. Frenare Equitalia!

 

Zone franche: da creare in alcune aree mirate(all’interno e nelle estreme periferie), farebbero rifiatare l’economia delle comunità locali.

 

Archeologia: salvare, davvero, ciò che è salvabile e, individuando settori e campi di ricerca
precisi, investire senza disperdere risorse inseguendo tutto per forza. Cerchiamo di non perdere ciò che l’UNESCO riconosce come patrimonio dell’umanità(Parco geominerario, nuraghi). FAR RENDERE QUESTO ENORME PATRIMONIO!

 

Folklore: Sostenere le manifestazioni più importanti e riconosciute e che coinvolgono l’intera regione, migliorandole costantemente e promuovendole internazionalmente.

 

Imporre canoni costruttivi modello che si sposino con l’ambiente e le tradizioni utilizzando
i materiali nobili di cui disponiamo e che sono la ns. storia(legno, ferro, granito).
Inseguire sempre il decoro, case finite in ogni particolare e supportate da infrastrutture adeguate(strade, marciapiedi, illuminazione, acqua, impianti fognari a norma, verde pubblico). Far trionfare sempre pulizia e rispetto della cosa pubblica.
Puntare a fare della Sardegna una regione bella nella gente e nel territorio e un’isola sana negli uomini e negli animali. Amare la ns. storia, la ns, arte, le ns. tradizioni, il ns. folklore, i ns. stili di vita, valorizzandoli e imponendoli a noi stessi(andandone fieri e non vergognandoci) e all’esterno. Avere, sempre, davanti ai ns. occhi il decoro ed il garbo come linee guida del ns. comportamento quotidiano.

 

In conclusione fornire a noi stessi e all’esterno un’immagine dell’isola attraente, uno
aggettivo coniato da un esimio economista della Cattolica di Milano (Prof. Vaciago) che sintetizzava con questa parola come si debba essere per attrarre investimenti dall’esterno. Chi investe cerca serietà, moralità e responsabilità politica e civile, servizi, strutture adeguate e funzionali, snellezza burocratica, sicurezza, bellezza, pulizia che sono le prerogative per attrarre. Salutare, sorridere e gioire trasmette apprezzata positività.

 

Inseguire uno stato di benessere generale, possibile e diffuso, senza eccessi ma premiante e motivante per tutti, in qualunque settore si operi. Praticare la solidarietà e la tolleranza imponendo l’imprescindibile rispetto delle regole. Accettare e convivere con la diversità sia politica che religiosa che sono presupposto di apertura e di libertà. Sostenere il volontariato che spesso risolve al governo e alla società non pochi problemi.

 

INSOMMA, NON AVERE PAURA DI VOLARE ALTO!

 

Tutto ciò può sembrare utopia invece, per tante realtà, è una condizione acquisita da tempo. Noi dobbiamo crederci, possiamo farcela se solo lo vogliamo, consapevoli che il cambiamento richiede tempo ed impegno ma i ns. fondamentali ci aiuteranno e se altri hanno raggiunto questo traguardo ciò deve essere possibile anche per noi.

 

Noi tutti meritiamo una condizione diversa dall’attuale ed allora attiviamoci perchè ciò sia possibile. Il ns. avvenire e quello dei ns. figli è nelle ns. mani.
Lo dobbiamo soprattutto a questa terra così maltrattata, così violentemente ferita ma
che può ancora risorgere.

 

Per concludere, questa non vuole essere solo una fredda analisi, fatta di freddi numeri, ancorchè importanti, che vanno riequilibrati, ne sottintende una crescita indiscriminata dell’economia, ne uno inseguimento folle dei mercati e che lo stesso sviluppo dell’occupazione, pur indispensabile, non sia mortificato dall’invadente tecnologia che impedisca l’impiego di braccia umane bisognose di reddito da lavoro. Anzi, privilegia”il lavorare meno per lavorare tutti” dando spazio alle esigenze primarie dell’uomo, mettendo- lo al centro di questa”rivoluzione”, garantendogli più tempo libero per se(l’approfondimento della sua cultura, la ricerca e la cura della sua spiritualità), per la sua famiglia, i suoi affetti.
Vanni Pala

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